Comunicato diffuso dalla Commissione di
Corrispondenza della Federazione
Anarchica Italiana
Comunicato della C.d.C.
Il carattere violento, distruttivo, predatorio dei G8 si manifesta
quotidianamente nella vita della maggior parte degli abitanti del
pianeta. In nome del profitto di pochi, milioni di uomini, donne,
bambini, anziani sono costretti a condurre un'esistenza priva di
dignità e libertà, un'esistenza in cui sanità,
istruzione, accesso a risorse fondamentali come l'acqua sono diritti
costantemente negati. La globalizzazione dell'economia in fondo non
è altro che la globalizzazione del mercato, un mercato onnivoro,
senza altra morale che quella del profitto, senza altro limite che la
propria capacità di estensione. Persino quelli che un tempo
erano definiti libertà e diritti oggi non sono che merci
accessibili solo ai pochi, pochissimi che possono permettersele.
Questo è un mondo intollerabile che induce sempre più
vaste moltitudini alla protesta ad alla rivolta, una protesta ed una
rivolta ormai globale che attraversa il pianeta, esprimendosi con
grande valenza simbolica in occasione dei periodici vertici dei vari
organismi transnazionali.
Anche a Genova si è dato appuntamento un movimento vivace,
composito, plurimo, determinato a gettare un fascio di luce sulle
politiche di distruzione e morte dei G8.
Il governo di centro destra presieduto da Berlusconi ha accolto la
protesta con inusitata violenza, una violenza alfine sfociata
nell'assassinio di un giovane di vent'anni. Dopo 24 anni da quel
lontano 12 maggio 1977, quando sotto il piombo della polizia cadde a
Roma Giorgiana Masi, le piazze d'Italia si sono nuovamente coperte del
sangue di un ragazzo. E di tanti altri: picchiati, gasati, manganellati
da poliziotti decisi a soffocare con la forza delle armi la marea
montante della protesta, una protesta ormai ampia, tanto ampia da
portare a Genova ben trecentomila persone, giunte nella città
della Lanterna nonostante il terrorismo psicologico, le frontiere
bloccate, le stazioni chiuse, le uscite autostradali a singhiozzo.
Le tragiche giornate di Genova si sono svolte secondo un copione che
media, servizi segreti, Ministero dell'Interno stavano preparando da
mesi. Un copione che prevedeva la criminalizzazione dei manifestanti,
le cui ragioni dovevano essere ad ogni costo oscurate, trasformandole
in una questione di mero ordine pubblico. I cattivi di turno,
ossessivamente individuati nelle fila del movimento anarchico, dapprima
indicati come minoranza sono stati progressivamente identificati con
tutto il movimento antiglobalizzatore, definito come complice e
sostenitore delle violenze. Culmine di questa strategia la
frantumazione e dispersione del pacifico ed imponente corteo di sabato
21, il feroce pestaggio nella scuola che ospitava alcuni manifestanti,
la devastazione del centro stampa dell'Indipendent Media Center.
Per i G8, e per il governo italiano in modo particolare, è
necessario depotenziare la spinta trasformatrice del movimento.
Purtroppo l'ossessiva attenzione all'elemento mediaticamente
spettacolare della protesta, che segna in modo vistoso svariati gruppi,
dalle tute bianche al Black Bloc, più attenti alle strategie di
piazza che alla diffusione delle ragioni della lotta ed al suo
radicamento sociale, ha finito col porre in secondo piano le tensioni
ideali e progettuali della presenza di piazza. Rifiutiamo la campagna
di criminalizzazione del Black Bloc, campagna che vede concordi i media
dal Manifesto al Giornale. Pur critici nei confronti di una strategia
di lotta che, riducendosi a mero confronto di piazza con la polizia,
smarrisce la necessaria tensione alla comunicazione diretta più
ampia, consideriamo inaccettabili le falsità fatte circolare in
questi giorni. Certamente, come comprovato da più parti,
provocatori e poliziotti hanno avuto mano libera a Genova, rendendosi
responsabili di attacchi e distruzioni indiscriminate. Ma le loro
responsabilità non possono essere attribuite al Black Bloc, che,
per sua stessa dichiarazione, si è limitato a colpire banche e
altri simboli del potere. La nostra più profonda alterità
rispetto alla loro strategia non può esimerci dal rispetto per
la verità. Una verità che in questi giorni è stata
più volte calpestata nel tentativo di fabbricare un perfetto
capro espiatorio della violenza poliziesca, questa sì feroce ed
immorale. La distruzione di cose non può essere comparata alla
violenza di chi bombarda popolazioni inermi, di chi decreta la morte
per fame, per malattia, per tortura. Di chi stronca la vita di un
giovane manifestante a colpi di pistola.
La presenza di piazza che gli anarchici e le anarchiche della
Federazione Anarchica Italiana aderenti al cartello di gruppi riuniti
sotto la sigla "Anarchici contro il G8" hanno voluto svincolare dalla
spettacolarizzazione imposta dai media, puntando altresì su un
rapporto diretto con la popolazione genovese e con i tanti che delle
politiche neoliberali sono vittime nel nostro belpaese.
La nostra presenza sin dalla manifestazione nazionale svoltasi a Genova
il 9 giugno è stata costantemente caratterizzata da questa
scelta di fondo. Per questo abbiamo richiesto, sostenuto e contribuito
ad organizzare lo sciopero generale contro il G8 e la manifestazione di
oltre quindicimila lavoratori a Sampierdarena il 20 luglio.
Siamo stati in piazza anche il 19 luglio a fianco dei migranti ed il 21
con uno spezzone di oltre 2000 anarchici che è stato caricato a
freddo sul lungomare.
Siamo sostenitori della necessità di un cambiamento radicale, un
cambiamento che non può ridursi, come pretendono le tante anime
del Genoa Social Forum ad un'umanizzazione del capitalismo o alla
democratizzazione del G8. La vita e la libertà di sei miliardi
di persone non sono trattabili con i signori della terra ma vanno
riconsegnate nelle mani di ciascuno, uomo, donna o bambino che voglia,
"padrone di nulla, servo di nessuno, andare all'arrembaggio del
futuro". Erano le parole scritte sullo striscione che ha aperto le
manifestazioni anarchiche contro il G8, uno striscione distrutto dalle
cariche della polizia, ma i cui contenuti restano fermi nella lotta di
ogni giorno, quella che in ogni luogo, costantemente ci vede a fianco
degli oppressi e degli sfruttati.
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
[24-07-2001]
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