Comunicato diffuso dalla Commissione di
Corrispondenza della Federazione
Anarchica Italiana
LO STATO NON PUÒ CONDANNARE SE STESSO
Con il deposito, negli ultimi giorni, delle 73 pagine di motivazioni
con cui la Cassazione ha confermato il 3 maggio scorso l'assoluzione
per i tre neofascisti ultimi imputati per la strage di piazza Fontana,
si è probabilmente chiusa una delle più penose pagine
giudiziarie della storia della repubblica, fatta di insabbiamenti, di
trasferimenti di processi, di capri espiatori, di assurdi giuridici.
Il precedente dispositivo della corte d'Appello viene definito "ben
motivato", "logico" e "coerente", in una sentenza "priva di lacune"
(sic!); non si fa nessun accenno alle vittime, i cui parenti come ben
sappiamo hanno dovuto anche subire la macabra presa in giro delle
istituzioni che si sono offerte "benevolmente" di sollevarli dalle
spese processuali.
Qui di logico e di coerente c'è solo l'ipocrisia degli apparati
dello Stato, che non potranno mai autocondannarsi, né avere
pietà delle loro vittime, in nome della loro superiore
"ragione". Perché non possiamo dimenticare, e lo ripeteremo fino
alla nausea, che quell'orribile strage non fu che uno dei primi atti
della stagione passata alla storia come la strategia della
tensione.
Stragi ufficialmente senza colpevoli, ma che la memoria degli oppressi
ha già riconosciuto senza possibilità di appello come
stragi ordite dallo stato e dai suoi apparati (più o meno
deviati), affidate a manovalanza fascista o affine. Quest'ultima
è del resto indicata dallo stesso documento dei giudici,
però solo in riferimento a personaggi come Freda e Ventura,
già assolti in precedenza.
Stragi, come nel caso di piazza Fontana, accompagnate al fallito
tentativo di addossarne la responsabilità a quanti stavano
lottando per un mondo più giusto, segnatamente gli anarchici,
facendo partire la caccia alle streghe, sbattendo il (falso) mostro in
prima pagina: un caso da manuale di costruzione del nemico e di
criminalizzazione dei movimenti che esprimono dissenso, al fine di
legittimare lo status quo, anche e soprattutto tramite la paura.
E in questa operazione ci scappò un'altra vittima innocente: il
nostro compagno Giuseppe Pinelli, assassinato nelle sale della Questura
di Milano il 15 dicembre del 1969, morte che lo Stato ha archiviato con
l'aberrante trovata del "malore attivo".
Questo è il terrorismo, quello che gli stati e gli eserciti
hanno praticato da sempre, e che negli ultimi anni ha visto una
drammatica recrudescenza con il principio della guerra interna alle
classi oppresse e della guerra esterna ai cosiddetti "stati canaglia".
Anche oggi le dinamiche della costruzione del nemico e dello
spauracchio eversivo vengono usate per tenere alto l'allarme:
periodicamente si costruiscono teoremi eversivi e si inventano
"associazioni sovversive", per criminalizzare il dissenso sociale,
o portarlo su terreni nei quali lo stato e il capitale sono
vincenti.
Ma come anarchici continueremo a ripetere le nostre verità, a
stare vicini a tutte le vittime del terrorismo del potere, a lottare
quotidianamente per costruire la società dei liberi e degli
uguali.
Reggio Emilia, 14/6/05
La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
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