Comunicato diffuso dalla Commissione di
Corrispondenza della Federazione
Anarchica Italiana
SENSO DI APPARTENENZA
Le dichiarazioni rese in tribunale da Michelangelo Fournier,
vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma ai tempi del G8
nel luglio 2001, non aggiungono nulla di nuovo alla sostanza di
ciò che avvenne in quei giorni nella città di Genova. La
notte tra il 21 e il 22 luglio, nei locali della scuola Diaz la polizia
di stato si rese protagonista di un massacro ordito in maniera
scientifica per stroncare fisicamente e psicologicamente i
manifestanti, già pesantemente attaccati in piazza in due giorni
di guerra voluta e predeterminata dallo stato e dai suoi apparati
repressivi (polizia, carabinieri e guardia di finanza). Questa
strategia di attacco al movimento contro la globalizzazione fu eseguita
organicamente con i pestaggi della Diaz, con le torture dei
carabinieri, della polizia e dei famigerati Gom della polizia
penitenziaria nella caserma di Bolzaneto, con le cariche indiscriminate
e ingiustificate per terrorizzare i cortei, con i lacrimogeni sparati
ad altezza d'uomo, con i colpi di arma da fuoco sparati in più
occasioni nelle strade di Genova, con l'assassinio di Carlo Giuliani, e
con i tentativi di intorbidire ulteriormente il clima creando false
prove da agitare contro i manifestanti. Tutto quello che accadde a
Genova non fu il frutto dell'improvvisazione o della mancanza di nervi
saldi. Le reticenze dei più alti vertici dello stato e le
omissioni degli stessi responsabili dell'ordine pubblico dimostrano che
ancora oggi, dopo sei anni, i protagonisti della mattanza di Genova
avrebbero molto da dire su ciò che accadde in quei giorni
convulsi. Michelangelo Fournier ha giustificato il suo lungo silenzio
evocando il suo "senso di appartenenza... che può essere confuso
anche con omertà". Ha ragione Fournier. Il senso di appartenenza
alla polizia e allo stato si nutre proprio dell'omertà e della
menzogna. La polizia italiana è particolarmente avvezza alle
mistificazione e alle tardive scoperte di verità inconfessabili:
pensiamo al caso di Federico Aldrovandi a Ferrara, pestato a morte
dalla polizia che ha sempre negato e che oggi, dopo due anni, sembra
ammettere ciò che la famiglia e gli amici avevano denunciato da
subito; e pensiamo anche alla morte del commissario Raciti a Catania,
per la quale fu trovato in fretta e furia un responsabile (oggi
scagionato per mancanza di prove), e sulla quale si allunga un'ombra di
mistero assai sospetta e imbarazzante per la stessa polizia catanese.
Le tardive ammissioni, laddove si verifichino, servono a restituire
un'improbabile verginità a uomini e strutture intrinsecamente
colpevoli, e nulla tolgono alla gravità di ciò che viene
commesso da chi avoca a sé il monopolio legittimo della
violenza. Le giornate di Genova del luglio 2001 restano impresse nella
memoria perché fu definitivamente svelata la natura del potere e
della stessa democrazia. Non avvenne alcun cortocircuito tra i
principii dello stato di diritto e la loro applicazione, bensì
la piena realizzazione dell'autorità dello stato che,
all'occorrenza, sa come scatenare la repressione per mettere a tacere
il dissenso e l'opposizione sociale. Perché sul senso di
appartenenza dei suoi servi, il potere può sempre contare.
Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
17/06/2007
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