"Noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza." (E. Malatesta)

Mozioni e documenti della Federazione Anarchica Italiana


Mozioni approvate dal Convegno nazionale della FAI, Rimini 6-7 febbraio 2010
Repressione e politiche sociali n. 1

Le compagne ed i compagni della Federazione Anarchica Italiana, riuniti a convegno a Rimini il 6 e 7 Febbraio 2010 approvano quanto segue.
Dai cantieri edili del nord fino alle campagne agricole calabresi di Rosarno, vivere in Italia per i migranti è sempre più difficile e pericoloso. L'attacco è feroce, spietato, attuato da un governo che sempre più si caratterizza in modo fascistoide e razzista, che legifera al fine di istituire norme da vera e propria apartheid, ma che trova, purtroppo, sostegno anche in larghi settori dell'opinione pubblica toccati dalla crisi economica e sociale. Ai migranti il capitale impone condizioni di lavoro sempre più schiavistiche: ricattabilità, lavoro nero, salari da fame sono all'ordine del giorno. La connessione Permesso di Soggiorno-lavoro e le condizioni di "irregolarità" in cui molti immigrati sono costretti hanno creato un vero e proprio mercato delle braccia a bassissimo costo che, soggetto ad un sistema spietato di nuovo caporalato, è a totale disposizione delle imprese italiane di ogni dimensione e settore, cosche mafiose, ecc. mentre, contro chiunque provi a ribellarsi, dove non arriva la mano lunga della mafia, arriva il manganello pesante delle forze del disordine statale.
Per il popolo migrante, o per chi in questi lidi vi è nato ma ne rifiuta la deriva autoritaria e razzista, non vi è possibilità di riscatto all'interno delle istituzioni. Tutti i partiti, di destra, di centro, di sinistra, negli ultimi quindici anni hanno legiferato e governato politiche migratorie fatte di flussi programmati, nell'istituire veri e propri lager dagli ingannevoli nomi come Centri di Permanenza Temporanea trasformatisi in Centri di Identificazione ed Espulsione, ecc.
I sindacati concertativi e di Stato come CGIL, CISL, UIL, UGL, ecc., ormai fedeli servitori di Stato e Capitale, si sono mostrati incapaci e mai determinati a sconfiggere il razzismo latente nei lavoratori italiani. Sono solo preoccupati di essere scavalcati da processi di reale autogestione ed emancipazione ad opera dei lavoratori migranti stessi, mentre sono totalmente inefficaci nella "difesa degli ultimi" massacrati dalle istituzioni, quando non sono, nei fatti, complici nel loro sfruttamento.
Il sindacalismo di base, che pure in diverse delle sue espressioni si è posto il problema della difesa e della tutela del popolo migrante, solo in poche occasioni è riuscito ad essere sufficientemente incisivo.
Ma per fortuna in tutta la penisola, accanto alla canea razzista, nascono e si sviluppano anche forme di solidarietà. Assemblee e comitati antirazzisti in appoggio a lotte operaie con predominante presenza migrante, influiscono nel conseguimento di importanti vittorie dimostrando che solo la lotta unitaria tra sfruttati contro sfruttatori è la giusta via da perseguire. Auspichiamo che la giornata di lotta del popolo migrante indetta per il 1° marzo si caratterizzi come sciopero generale avente un protagonismo diffuso soprattutto animato e autogestito da una determinata e importante partecipazione immigrata. Razzismo e xenofobia, utili strumenti di Stato e Capitale per far credere che sia lo "straniero" il responsabile e dei loro disastri, vanno debellati anche attraverso una grande mobilitazione quotidiana che sia insieme politica e culturale.
Lo sciopero del 1° marzo, se declinato nei singoli territori in modo incisivo contro i centri dello sfruttamento, puo essere un importante momento di lotta e reale strumento di azione diretta e di sabotaggio della macchina capitalistica. Esso deve poter anche esprimere e radicalizzare la totale contrarietà ad ogni forma di discriminazione e di rilancio per la conquista di nuovi, e alcuni persi, diritti sociali.

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Repressione e politiche sociali n. 2

Il Convegno della Federazione Anarchica Italiana riunito a Rimini il 6 e 7 febbraio 2010 denuncia il grave clima di repressione sociale e politica che ormai da diversi anni caratterizza il paese. Il crescente autoritarismo delle politiche governative si manifesta quotidianamente in un progressivo restringimento delle libertà civili e individuali, a partire dalla stessa libertà di espressione e di opinione. Dopo l'approvazione del cosiddetto pacchetto-sicurezza, la gestione dell'ordine pubblico – affidata anche a sindaci e prefetti – è stata inasprita verso una generale criminalizzazione del dissenso e dell'opposizione sociale. Sono aumentati progressivamente gli sgomberi degli spazi sociali liberati, così come gli arresti e le denunce nei confronti di tutti coloro che, come gli anarchici, si battono contro la macelleria sociale generata dallo stato e dal capitale. Al di là della specifica repressione nei confronti dei militanti politici, si registra un complessivo atteggiamento persecutorio e discriminatorio nei confronti dei soggetti più deboli della società – gli immigrati, i poveri, le minoranze – sui quali il governo scarica strumentalmente la responsabilità della grave crisi economica che attanaglia il paese ma che, in realtà, è il prodotto dell'intrinseca natura predatoria e assassina del capitalismo. Questo razzismo istituzionale gode di un consenso diffuso nella società italiana a causa del martellamento culturale e mediatico delle forze più reazionarie del paese; una campagna di odio che negli ultimi vent'anni – in nome di una presunta sicurezza – ha contraddistinto l'azione di tutte le forze politiche, di centrodestra come di centrosinistra. Il governo per realizzare i propri obiettivi ricorre a tutti i mezzi, anche quelli fuori e contro la propria legalità, utilizzando le forze fasciste sia per il lavoro sporco che come elemento di agitazione politica delle proprie tematiche.
Il crescente autoritarismo delle istituzioni si manifesta anche nell'esercizio sempre più sfacciato e diffuso della violenza di stato, della brutalità poliziesca nelle piazze, nelle carceri, nei reparti psichiatrici e nei centri di detenzione per immigrati; violenza che sfocia in stupri e in veri e propri omicidi di stato. In particolare, i centri di identificazione ed espulsione continuano a essere teatro di rivolte e proteste drammatiche: gli scioperi della fame, gli atti di autolesionismo, i suicidi dimostrano inequivocabilmente l'insostenibilità di queste strutture che costituiscono l'anello finale di una repressione basata sul ricatto della clandestinità e dello sfruttamento schiavista funzionale agli interessi padronali. In questo senso, l'annunciata costruzione di nuovi centri di identificazione ed espulsione in tutta Italia conferma la volontà da parte dello stato di continuare sulla strada della repressione garantendo nello stesso tempo i profitti di chi – cooperative, enti di gestione, ecc.– specula da anni sul redditizio business della gestione dei flussi migratori. La recente rivolta di Rosarno, nella sua lucida disperazione, ha espresso chiaramente il potenziale livello di conflitto dei lavoratori immigrati, costretti ad affrontare nella rivendicazione della loro dignità umana e della loro libertà, il duplice attacco della mafia e dello stato che non ha esitato a effettuare una vergognosa deportazione di massa. Di fronte a questo scenario, le anarchiche e gli anarchici federati ribadiscono la necessità di costruire reti di solidarietà per la difesa di tutti i soggetti colpiti dalla repressione. La guerra tra poveri alimentata dal potere va contrastata con la promozione e il sostegno delle lotte di tutti i lavoratori, italiani e stranieri senza distinzioni, valorizzando l'autorganizzazione come metodo irrinunciabile per ottenere cambiamenti reali e duraturi. Nella consapevolezza che la lotta di classe contro ogni sfruttamento e la lotta umana contro ogni oppressione non possono che dispiegarsi nell'azione contro lo stato e il capitalismo, gli anarchici della FAI rinnovano il loro impegno, incessante e senza compromessi, nella difesa della libertà e dei diritti per la costruzione di una società libera e solidale.


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