Comunicato diffuso dalla Commissione di
Corrispondenza della Federazione
Anarchica Italiana
15 ottobre. Azioni degne
Viviamo tempi grami. Tempi di guerra.
Ogni giorno, in ogni dove, qualcuno muore di lavoro, ucciso da un
sistema che divora le vite e favorisce i profitti dei soliti pochi.
Ogni giorno, in ogni dove, qualcuno muore in una delle tante guerre che
insanguinano il pianeta, ucciso da un sistema che vive di massacri,
massacri di povera gente che muore per alimentare i fantasmi della
nazione e della religione.
Ogni giorno, in ogni dove, qualcuno muore mentre scavalca un muro,
mentre brucia una frontiera, ucciso da un sistema che si fonda sulla
schiavitù, sul lavoro nero ed asservito dei senza carte.
Ogni giorno, in ogni dove, qualcuno muore perché ha mangiato o
respirato i veleni che soffocano la terra, ucciso da un sistema che sta
distruggendo l'aria, l'acqua, la vita stessa.
Ogni giorno, in ogni dove, qualcuno viene ucciso dal capitalismo, da un
sistema che si nutre di rovine e lascia alle proprie spalle solo rovine.
Ogni giorno, in ogni dove, qualcuno viene ucciso dallo Stato,
stritolato da un sistema che tollera il dissenso solo nei canali
già tracciati della protesta che non inceppa la macchina da
guerra che ci controlla e ci opprime.
La crisi di questi ultimi anni rende più feroce la guerra contro gli sfruttati e gli oppressi.
La crisi è dei padroni. Usano questo termine come grimaldello
per convincerci che siamo sulla stessa barca, che dobbiamo pagare tutti
per tenerla a galla. Dimenticano che questa barca non è la
nostra, non è nostro neppure il remo cui siamo incatenati.
Il giocattolo è esploso in mano ai padroni: Non sanno più
dove sbattere la testa ma provano, giorno dopo giorno, a farci pagare
il costo del loro fallimento.
La crisi c'è: ne scontiamo le conseguenze ogni giorno. Ben lo sa
chi non ha lavoro, chi è in nero, migrante, precario. La
precarietà segna l'orizzonte di questi anni: il precario
è invisibile, scambiabile, usa e getta: merce meno preziosa
degli arredi degli uffici.
Lo sanno anche quelli che un impiego "garantito" ce l'hanno ma
assaporano il terrore nei posti di lavoro, le continue minacce e
ricatti, il dispotismo di padroni e manager, i tagli ai salari,
l'erosione drammatica della libertà di associarsi e scioperare.
A tanti tocca vivere nel timore di non farcela a pagare il mutuo, il
fitto, i libri per i figli che studiano, i ticket per chi è
malato.
Tanti, sempre più, sono stanchi, stanchi di pagare le guerre, le
grandi opere inutili, i privilegi di pochissimi. Cresce l'indignazione,
cresce la rabbia. Ma ancora, purtroppo, non sa farsi azione politica e
sociale diffusa, radicata quanto radicale. Azione che sappia
prescindere dal quadro politico, dal gioco elettorale, dall'abitudine
alla delega.
Gli sfruttati non hanno bisogno di un nuovo governo ma di prendersi la
propria vita e il proprio futuro, fuori dai giochi di chi si candida
ancora una volta al ruolo di partito di governo e di opposizione.
Noi diciamo a chiare lettere che questo sistema non è
riformabile. Con la conoscenza, la sperimentazione e la fantasia
è possibile prefigurare una relazione sociale, che, fuori e
contro le categorie solidificate dell'economico, possa soddisfare i
bisogni di tutti gli esseri viventi. Da ognuno secondo le sue
possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Come anarchiche ed anarchici denunciamo le convulsioni del sistema,
indicando la via dell'autogestione e del comunismo libertario. Di
questi tempi, mentre le chiacchiere stanno a zero, noi che non ne
facciamo, troviamo persone sempre più attente alle nostre idee.
Abbiamo guardato con interesse alle "primavere arabe", anche se oggi gli esiti non possono che preoccuparci.
Con altrettanto interesse guardiamo oggi i movimenti "indignati" del nord del mondo.
Molte delle nostre compagne e compagni sono nelle piazze di Stati Uniti, Spagna, Grecia.
La bandiera rossa e nera dell'anarchismo comunista ed organizzatore
sempre più spesso sventola sulle barricate di tutto il mondo.
Abbiamo sostenuto, l'appello "popoli d'Europa insorgete!" che da
Barcellona ha aggregato, giorno dopo giorno, i movimenti di resistenza
sociale europei.
Facciamo nostra la giornata del 15 ottobre, perché ogni giorno,
in ogni dove, ci battiamo per la nostra dignità e per quella di
tutti quelli cui è negata.
Saremo presenti nelle manifestazioni che si terranno a Roma e in decine
di città del nostro paese, per sostenere le ragioni di una lotta
che non è per il potere ma contro il potere. Ogni potere.
Anche noi diciamo che il debito non lo paghiamo, perché l'unico
debito che abbiamo è verso chi verrà dopo di noi. Verso i
figli cui vorremmo lasciare un mondo migliore di quello che conosciamo.
Vogliamo costruire, con l'autogestione, lo spazio pubblico non statale
nel quale le donne e gli uomini potranno vivere oltre la crisi del
sistema.
Per noi anarchici l'indignazione verso un mondo intollerabile da sempre
segna il tempo della lotta per costruirne uno nuovo, tanto diverso, che
comincia a vincere quando entra e si installa saldamente nei cuori di
chi, ogni giorno, in ogni dove, è forzato a vivere senza
dignità, che non sia quella di chi alza la testa e dice no. La
dignità di chi dice "se ne devono andare tutti", la
dignità di chi non vuole un nuovo governo, la dignità di
chi sa e può autogestire le lotte per autogestire la
società. La dignità di chi sa che il capitalismo non
è l'unico orizzonte possibile, che riprendersi la terra, le
fabbriche, i saperi si può.
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
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