"Noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza." (E. Malatesta)
Arresti a Trento. Teoremi e manette
L'operazione "Ixoditae", ("zecche") frutto di un immaginario poliziesco
di chiara impronta fascista, è solo l'ultima di una lunga
serie di attacchi della magistratura contro l'opposizione politica e
sociale.
Gli anarchici - più di chiunque - finiscono nel mirino,
perché la critica radicale allo Stato e al capitalismo si
sostanzia nella capacità di lotta, nella costruzione di
percorsi di autogestione e di autonomia dall'istituito, nella
consapevolezza che un percorso rivoluzionario è necessario
perché la ferocia dello sfruttamento e della gerarchia
vengano spezzate.
Oggi più che nel recente passato la magistratura si
è assunta il compito di farla pagare a quanti, in uno
scontro sociale che non potrà che farsi più duro,
propongono una diversa organizzazione sociale, senza sfruttamento,
senza proprietà privata, senza istituzioni statuali.
L'utilizzo di reati associativi, o di reati che presuppongono una
responsabilità collettiva al di là delle
responsabilità individuali, sono stati in questi anni l'arma
di guerra usata dalla magistratura per privare della libertà
chi si oppone all'ordine costituito.
Intendiamoci.
Non ci stupisce che i giudici perseguano chi viola le regole imposte
dallo Stato, chi non ne accetta l'autorità e vuole un
assetto sociale senza stato.
La democrazia, che vanta la propria capacità e
volontà di accettare il dissenso, mostra la propria
attitudine intrinsecamente disciplinare nei confronti di chi vuole
cambiare le regole di un gioco truccato sin dalla sua costituzione
formale. Una costituzione che - a parole - sancisce l'uguaglianza
formale tra diseguali.
I reati associativi sono reati politici. L'esistenza stessa di una
legislazione che li prevede è il segno che le dichiarazioni
altisonanti dei magistrati che dicono di voler perseguire fatti
specifici non sono che fumo negli occhi. Non a caso i "fatti specifici"
che vengono incollati alle accuse associative sono per lo
più gesti di protesta sociale, comuni a tutti i movimenti,
come i blocchi, le scritte, le manifestazioni spontanee, la violazione
di zone militari o la solidarietà attiva con gli esclusi
dalle tutele riservate ai ricchi.
Quando la magistratura non utilizza i reati associativi, che consentono
arresti e lunghe detenzioni, di fatto, ripetiamo, si ispira comunque al
principio della responsabilità collettiva. L'inchiesta
contro i No Tav accusati della resistenza all'occupazione militare
della Maddalena in Val Susa ne è un esempio molto chiaro.
Lo stesso principio è stato adottato verso gli antirazzisti
torinesi inizialmente accusati di associazione a delinquere, che sono
stati comunque rinviati a giudizio collettivamente, nonostante il reato
associativo non abbia retto al giudizio del riesame.
L'inchiesta per associazione sovversiva che ha privato della
libertà due anarchici trentini e ne investe altri 43, come
tante altre che l'hanno preceduta, è il segno chiaro della
difficoltà che hanno oggi le istituzioni di fronte
all'estendersi - anche al di là del movimento anarchico
nelle sue tante articolazioni - di una critica radicale ad un sistema
di relazioni sociali che distrugge il pianeta e condanna ad una vita
miserabile miliardi di esseri umani.
La violenza estrema dello sfruttamento e dell'oppressione relega la
maggior parte degli abitanti del pianeta nell'inferno degli ultimi. Un
inferno più fondo e più buio di un secolo fa. La
piramide sociale è sempre più aguzza: i tempi
delle socialdemocrazie sono passati, le logiche disciplinari si
impongono a livello planetario, sullo sfondo dello scontro sempre
più duro per un'egemonia che vede nuovi agguerriti
protagonisti scendere in campo.
Le logiche feroci del conflitto tra potenze non lasciano più
spazio per la mediazione con le opposizioni politiche e sociali neppure
nei paesi ricchi.
Questa realtà asfittica e disumana ci racconta dell'urgenza
dell'anarchia, dell'urgenza di un agire rivoluzionario che spezzi la
piramide e apra un tempo altro.
L'estendersi di un desiderio di partecipazione diretta alle scelte che
li riguardano di sempre più persone, che rifiutano, nei
fatti, di dare fiducia ad un sistema che garantisce solo il dominio e
la gerarchia, fa paura. E fanno ancora più paura coloro che
queste idee sovversive le praticano e le offrono come
possibilità a coloro che incontrano.
Una possibilità che, nonostante gli apparati di cui
dispongono, fa tremare governanti e padroni.
Uno Stato che uccide, bombarda, tortura cerca di seppellire con anni di
galera chi non si piega al suo ordine. Vogliamo liberi tutti.
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