"Noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza." (E. Malatesta)
Nella giornata nazionale di sciopero della logistica del 18 giugno
Adil Belakhdim, 37 anni, coordinatore dei Si Cobas di Novara è
stato investito e ucciso da un camion davanti ai cancelli della
Lidl di Biandrate, nel Novarese. Una nuova tragedia che ha colpito
i lavoratori e le lavoratrici in lotta nel settore della
logistica. Alla Lidl è in corso una delle tante lotte nel comparto
della logistica, lotte sempre più estese e radicali, che per
questo fanno sempre più paura ai padroni, alle mafie e ai governi
che rispondono con sempre maggior durezza e violenza. In pochi
giorni si è intensificata la violenza padronale organizzata nei
confronti dei lavoratori: prima con l’aggressione squadrista ai
lavoratori FedEx nel Lodigiano poi con quella al presidio dei
lavoratori davanti alla Texprint di Prato.
Non ci dimentichiamo ovviamente la repressione da parte di polizia
e carabinieri che intervengono sempre più spesso con cariche e
pestaggi e che puntualmente coprono le aggressioni da parte delle
squadracce assoldate dal padrone di turno.
Adil Belakhdim non è il primo lavoratore ucciso in questo modo:
nel 2016 fu Abd Elsalam Ahmed Eldanf, a essere morto schiacciato
da un tir mentre partecipava ad un picchetto davanti alla GLS
di Piacenza.
In questi anni, le lotte autoorganizzate dei facchini dei tanti
magazzini di raccolta e distribuzione delle merci hanno messo in
difficoltà i padroni e reso difficile svendere le vertenze ai
sindacalisti asserviti di Cgil, Cisl e Uil. Lo sfruttamento più
selvaggio, il caporalato nascosto nel sistema delle cooperative di
intermediazione di manodopera, i finti part time, sono stati
intaccati dagli operai che si sono organizzati nella variegata
galassia del sindacalismo di base.
Grazie a forme di conflitto come i picchetti fuori dai cancelli e
le assemblee di reparto, in questi anni molte lotte sono state
vinte, riuscendo a spezzare la cappa della paura, della
rassegnazione e del ricatto legato al rischio della perdita del
permesso di soggiorno in caso di licenziamento.
Non ci stupisce quindi la crescente violenza che viene scatenata
contro questi lavoratori.
Solo estendendo le lotte dal basso e facendo crescere la
solidarietà fra le varie categorie in lotta e tra lavoratrici e
lavoratori di diversa nazionalità e origine potremo bloccare la
spirale della violenza padronale.
Siamo vicini e solidali alle lavoratrici e ai lavoratori che
lottano a fianco di Adil, alla sua famiglia e a tutti i lavoratori
e lavoratrici sotto attacco a causa delle lotte che stanno
portando avanti. Se sapremo fare paura ai padroni, creando le
condizioni per cacciarli via e prendere in mano il nostro
presente, chi muore continuerà a vivere nel mondo di liber* ed
eguali che costruiremo insieme a oppress* e sfruttat* di ogni
dove.
La Commissione di Corrispondenza della
Federazione Anarchica Italiana
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